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29 giugno 2012

Non mi pento di niente...

 



Della donna che sono
mi succede, a volte, di osservare nelle altre, la donna che potevo essere;
donne garbate esempio di virtù,
laboriose brave mogli, come mia madre avrebbe voluto.


Non so perché
...
tutta la vita ho trascorso a ribellarmi a loro.
Odio le loro minacce sul mio corpo
la colpa che le loro vite impeccabili,
per strano maleficio mi ispirano;
mi ribello contro le loro buone azioni,
contro i pianti notturni sotto il cuscino,
contro la vergogna della nudità sotto la biancheria intima, stirata e inamidata.


Queste donne , tuttavia, mi guardano dal fondo dei loro specchi;
alzano il loro dito accusatore
e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo
e vorrei guadagnarmi il consenso universale,
essere la "brava bambina", la "donna per bene", la Gioconda irreprensibile,
prendere dieci in condotta
dal partito, dallo Stato, dagli amici, dalla famiglia, dai figli
e da tutti gli esseri che popolano abbondantemente questo mondo.

In questa contraddizione inevitabile tra quel che doveva essere e quel che è,
ho combattuto numerose battaglie mortali,
battaglie inutili, loro contro di me
-loro contro di me che sono me stessa-
con la psiche dolorante, scarmigliata,
trasgredendo progetti ancestrali, lacero le donne che vivono in me
che, fin dall'infanzia, mi guardano torvo
perché non riesco nello stampo perfetto dei loro sogni,
perché oso essere quella folle, inattendibile, tenera e vulnerabile
che si innamora come triste puttana
di cause giuste, di uomini belli e di parole giocose
perché, adulta , ha osato vivere l'infanzia proibita
e ho fatto l'amore sulle scrivanie nelle ore d'ufficio,
ho rotto vincoli inviolabili e ho osato godere
del corpo sano e sinuoso di cui i geni di tutti i miei avi mi hanno dotata.

Non incolpo nessuno. Anzi ringrazio dei doni.
Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf:
ma nei pozzi scuri in cui sprofondo al mattino, appena apro gli occhi,
sento le lacrime che premono, nonostante la felicità che ho finalmente conquistato,
rompendo cappe e stravidi roccia terziaria e quaternaria,
vedo le altre donne che sono in me, sedute nel vestibolo
che mi guardano con occhi dolenti e mi sento in colpa per la mia felicità.

Assurde brave bambine mi circondano e danzano musiche infantili ... contro di me;
contro questa donna fatta, piena,
la donna dal seno sodo e i fianchi larghi,
che, per mia madre e contro di lei, mi piace essere
.

Gioconda Belli         

NON MI PENTO DI NIENTE         



          


28 giugno 2012

Lo sai che gli alberi parlano?


Sai che gli alberi parlano ?

Sì parlano.

Parlano l'un con l'altro, e parlano a te, se li stai ad ascoltare.

Ma gli uomini bianchi non ascoltano
Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi Indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della natura.

Io stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito.

Tatanga Mani.




13 giugno 2012

Dormo irrequieto e vivo



 

Dormo irrequieto e vivo 
in un irrequieto sognare
di chi dorme irrequieto, mezzo sognando.
Mi hanno chiuso tutte le porte astratte e necessarie,
Hanno abbassato le tende dal di dentro di ogni ipotesi che avrei potuto vedere dalla via.
Non c'è nel vicolo trovato il numero di porta che mi hanno dato.
Mi sono svegliato alla stessa vita a cui mi ero addormentato.

 F. Pessoa

 








7 giugno 2012

Cos'è quella sensazione


   Anji Johnston





Cos'è quella sensazione che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi?
È il mondo troppo grande che ci sovrasta,
è l'Addio.
Ma intanto, ci si proietta in avanti verso una nuova, folle avventura sotto il cielo.

Jack Kerouac


6 giugno 2012

Vorrei nascere in tutti i paesi



 


Vorrei nascere in tutti i paesi
perchè la terra stessa, come anguria,
compartisse per me il suo segreto
e essere tutti i pesci
in tutti gli oceani
e tutti i cani nelle strade del mondo.
Non voglio inchinarmi
davanti a nessun dio, la parte non voglio recitare
di un hippy ortodosso
ma vorrei tuffarmi
in profondità nel Bajkal
e sbuffando riemergere
nel Missisipi
Vorrei nel mio mondo adorato e maledetto,
essere un misero cardo
non un curato giacinto,
essere una qualsiasi creatura di dio
sia pure l’ultima jena rognosa
ma in nessun caso un tiranno
e di un tiranno, nemmeno il gatto;
in nessun caso.
Vorrei essere uomo
in qualsiasi personificazione:
anche torturato in un carcere del Guatemala,
o randagio nei tuguri di Hong-Kong,
o scheletro vivente nel Bangladesh
o misero jurodivyj a Lhasa,
o negro a Capetown,
ma non personificazione della feccia.
Vorrei giacere
sotto il bisturi di tutti i chirurghi del mondo,
essere gobbo, cieco,
provare ogni malattia, ferita, deformità
essere mutilato dalla guerra
raccogliere luride cicche
purché in me non si insinui
il microbo ignobile della superiorità
non vorrei fare parte dell’élite
ma di certo neppure del gregge dei vigliacchi
né dei cani del gregge
né dei pastori che al gregge si conformano,
vorrei essere felicità
ma non a spese degli infelici
vorrei essere libertà, ma non a spese di chi è asservito.
Vorrei amare tutte le donne del mondo
e vorrei essere donna anch’io
magari una volta soltanto…
madre-natura, l’uomo é stato da te defraudato.
Perché non dargli la maternità?
Se in lui, sotto il cuore, un figlio
si facesse sentire così
senza un perché,certo l’uomo
non sarebbe tanto crudele.
Vorrei essere essenziale – magari una tazza di riso
nelle mani di una vietnamita segnata dal pianto,
o una cipolla nella brodaglia di un carcere di Haiti,
o un vino economico
in una trattoria di terz’ordine napoletana
e un tubetto, anche minuscolo, di formaggio
in orbita lunare;
che mi mangino pure e mi bevano
purché nella mia morte ci sia una utilità.
Vorrei appartenere a tutte le epoche, far trasecolare la storia tanto da stordirla con la mia impudenza:
della gabbia di Pugacev segherei le sbarre
quale Gavroche introdottosi in Russia
condurrei Nefertiti
a Michajlovskol, sulla trojka di Psi^n
Vorrei cento volte prolungare la durata di un attimo
per potere nello stesso istante
bere alcool con i pescatori nella Lena
baciare a Beirut,danzare in Guinea, al suono del tam-tam,
scioperare alla “Renault”,
correre dietro a un pallone con i ragazzi di Copacabana, vorrei essere onnilingue, come le acque segrete del sottosuolo
Fare di colpo tutte le professioni
e ottenere così che
un Evtusenko sia semplicemente poeta, un altro, militante clandestino spagnolo, un terzo, uno studente di Berkeley
e un quarto, un cesellatore di Tbilisi.
Un quinto – un maestro elementare in Alaska,
un sesto – un giovane presidente in qualche dove,
anche in Sierra Leone, diciamo,
un settimo -
scuoterebbe soltanto il sonaglio di una carrozza
e il decimo…il centesimo…il milionesimo…
Poco per me essere me stesso
tutti, fatemi essere!
E ciascun essere,
in coppia, come si usa.
Ma dio, lesinando la carta carbone
mi ha prodotto in un solo esemplare
nel suo bogizdat.
Ma a dio confonderò le carte. Lo raggirerò!
Avrò mille facce fino all’ultimo giorno
affinchè la terra rimbombi per causa mia
e i computers impazziscano
per il mio universale censimento.
Vorrei umanità
lottare su tutte le tue barricate
stringermi ai Pirenei,
coprirmi di sabbia attraverso il Sahara
e accettare la fede della grande fratellanza umana, e fare proprio il volto
di tutta l’umanità.E quando morirò
sensazionale Villon siberiano
non deponetemi
in terra inglese o italiana -
ma nella nostra terra russa,
su quella verde, serena collina,
dover per la prima volta io
mi sono sentito tutti.

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko




 

5 giugno 2012

Poiché non scorgevo in tutta la terra alcun posto





Poiché non scorgevo in tutta la terra alcun posto che mi convenisse, 
decisi allegramente che non mi sarei fermata in nessun posto.
Mi votai all’Inquietudine.

Simone de Beauvoir 
Memorie di una ragazza perbene
     

 

1 giugno 2012

Quella strada del passato

 
 
 
 
 
 

Quella strada del passato si srotolava confusamente di fianco a noi come se la tazza della vita si fosse rovesciata e ogni cosa fosse impazzita.
Jack Kerouac