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27 marzo 2015

No me arrepiento de nada

 
 
 
 
Gioconda Belli  "No me arrepiento de nada"
 
Music
"Shadows"
by Marc Jungermann
 
 
 


Desde la mujer que soy,
a veces me da por contemplar
aquellas que pude haber sido;
las mujeres primorosas,
hacendosas, buenas esposas,
dechado de virtudes,
que deseara mi madre.
 
No sé por qué
la vida entera he pasado
revelándome contra ellas.


Odio sus amenazas en mi cuerpo.

La culpa que sus vidas impecables,
por extraño maleficio,
me inspiran.
Reniego de sus buenos oficios;
de los llantos a escondidas del esposo,
del pudor de su desnudez
bajo la planchada y almidonada ropa interior.



Estas mujeres, sin embargo,
me miran desde el interior de los espejos,
levantan su dedo acusador
y, a veces, cedo a sus miradas de reproche
y quiero ganarme la aceptación universal,
ser la "niña buena", la "mujer decente"
la Gioconda irreprochable.

Sacarme diez en conducta
con el partido, el estado, las amistades,
mi familia, mis hijos y todos los demás seres
que abundantes pueblan este mundo nuestro.


En esta contradicción inevitable
entre lo que debió haber sido y lo que es,
he librado numerosas batallas mortales,


batallas a mordiscos de ellas contra mí
-ellas habitando en mí queriendo ser yo misma-
transgrediendo maternos mandamientos,

desgarro adolorida y a trompicones
a las mujeres internas
que, desde la infancia,me retuercen los Ojos


porque no quepo
en el molde perfecto de sus sueños,
porque me atrevo a ser esta loca, falible,
tierna y vulnerable,
que se enamora como alma en pena
de causas justas, hombres hermosos,
y palabras juguetonas
Porque, de adulta, me atreví a vivir la niñez vedada

.

e hice el amor sobre escritorios
-en horas de oficina-
y rompí lazos inviolables
y me atreví a gozar
el cuerpo sano y sinuoso
con que los genes de todos mis ancestros
me dotaron.

No culpo a nadie. Más bien les agradezco los dones.

No me arrepiento de nada, como dijo la Edith Piaf.

Pero en los pozos oscuros en que me hundo,
cuando, en las mañanas, no más abrir los ojos,
siento las lágrimas pujando;


Impertérritas niñas buenas me circundan
y danzan sus canciones infantiles contra mí
contra esta mujer
hecha y derecha,

plena.

Esta mujer de pechos en pecho
y caderas anchas
que, por mi madre y contra ella,
me gusta ser.
 
 
 


9 marzo 2015

Antonia











 Anja Buhrer



Se le parole sapessero di neve
stasera, che canti -
e le stelle
che non potrò mai dire...

Volti immoti s'intrecciano fra i rami
nel mio turchino nero:
osano ancora,
morti ai lumi di case lontane,
l'indistrutto sorriso dei miei anni.

Antonia Pozzi
 
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Ho paura, e non so di che...




Ho paura, e non
so di che: non di quello che mi viene incontro, no, perché in quello spero e confido.
Del tempo ho paura, del tempo che fugge così in fretta.
Fugge? No, non fugge, e nemmeno vola: scivola, dilegua, scompare, come la rena che dal pugno chiuso filtra giù attraverso le dita, e non lascia sul palmo che un senso spiacevole di vuoto.
Ma, come della rena restano, nelle rughe della pelle, dei granellini sparsi, così anche del tempo che passa resta a noi la traccia.
Forse è perché quella rimasta in me è particolarmente lieta, forse perché, se pure alcunché di doloroso o di violento è passato nella mia vita tranquilla, io ho vissuto questa vita intensamente, godendo quasi della mia stessa sofferenza, esultante per la gioia di poter vivere dentro di me, di sentirmi dentro, chiusa come in uno scrigno, un’anima, un’anima palpitante, ridente, nostalgica, appassionata; è forse per questa piena di sentimenti, per cui in una giornata soffro e godo ciò che apparentemente si può soffrire in tutta un’esistenza che rimpiango il passato; perché sono contenta di essere io, con i miei difetti e con le mie poche virtù, perché non so se in avvenire potrò essere ancora così. 

Antonia Pozzi 
 da i Diari


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Io penso che il tuo modo di sorridere...



                                                                            Anja Buhrer


Io penso che il tuo modo di sorridere
è più dolce del sole su questo vaso di fiori
già un poco appassiti -
penso che forse è buono che cadano da me tutti gli alberi -
ch’io sia un piazzale bianco deserto alla tua voce -
che forse disegna viali per il nuovo giardino.

Antonia Pozzi

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Perché è così: prima si sbaglia, ci si perde,
ci si arrampica per astratte impalcature intellettuali, finché la vita un bel giorno comincia,
coi suoi gesti leggeri e sapienti, a richiamarci a lei:
è come aprire gli occhi ad un tratto e ritrovarsi su una striscia di prato al sole, vicino alle pietre e alle piante.
Il senso della vita non è più sparso, nel cervello, nelle mani, negli occhi,
ma è tutto raccolto nel centro del petto,
come un enorme fiore o come una corazza:
e il domani non è più che portare sempre più in avanti quel fiore, sereni, eretti, per una grande strada bianca.

Antonia Pozzi
15 settembre 1937,
pochi mesi prima del suicidio, scrive all'amica Elvira Gandini


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Ninfee
Anch’io non ho radici
che leghino la mia
vita – alla terra –
anch’io cresco dal fondo
di un lago- colmo
di pianto.



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8 marzo 2015

Waslala - Memoriale dal futuro -


 
Sergio Michilini,
EL CAMINO A WASLALA-RETRATO DE GIOCONDA BELLI



"La guerra non mi ha mai interessato. 
Io sono un amante della civiltà, del progresso, delle lettere .... 
la guerra è il contrario del pensiero, della parola, del dialogo.
Nessuno parla durante la guerra, tutti sparano. 
Non gli interessa conoscersi. 
Si evitano, si nascondono. 
Dietro i loro fucili rifiutano le parole, il dialogo.... 
se riuscissero a parlare non ci sarebbero guerre"
 
Gioconda Belli
da il romanzo "Waslala"

Si può trasformare l’utopia in realtà? Esiste un mondo migliore?
Waslala non risponde a queste domande ma ti fornisce la possibilità di immaginarle.
 
 
 
 
Una storia d'amore e di ricerca spirituale, un lungo viaggio verso l'utopica Waslala, ma anche un libro di avventura, radicato nei grandi temi che contrappongono Nord e Sud del mondo. Melisandra, una giovane donna che vive insieme con il nonno in riva a un grande fiume, parte alla ricerca della mitica Waslala, un luogo nascosto nella foresta dove, secondo le leggende degli indios del centroamerica, si troverebbe una società nella quale uomini e donne vivono in pace e in sintonia con la natura e dove le arti hanno un ruolo preminente.
Insieme alla protagonista viaggiano personaggi assai diversi tra loro: contrabbandieri, trafficanti d'armi, due donne olandesi intenzionate ad adottare un bambino, un giornalista nordamericano di cui Melisandra si innamorerà ben presto.
Ognuno di loro insegue un sogno, quello di Melisandra è ritrovare i genitori, scomparsi dopo la sua nascita proprio durante la ricerca di Waslala.
Il viaggio sarà lungo e pieno di insidie: dai pericoli della foresta vergine, alle bande di narcotrafficanti, fino alle scorie radioattive scaricate dai paesi occidentali nei poveri villaggi dell'interno. Per la ragazza si risolverà soprattutto in un viaggio iniziatico, alla scoperta dell'amore e delle proprie origini. (fonte WEB)
 
 
 

3 marzo 2015

Mi sento diffuso...





Mi sento diffuso
in un bacio
che mi consuma
e mi calma.

Giuseppe Ungaretti

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