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31 gennaio 2013

Chi non ha occhi per sognare non vede i sogni né di giorno né di notte...

 
 
 
   
                                                                                                              Illustrazione Tran Nguyen          
 
 


Chi non ha occhi per sognare non vede i sogni né di giorno né di notte...
  

Tutte le profezie raccontano
Che l'uomo creerà la propria distruzione.
Ma i secoli e la vita che sempre si rinnova...

Hanno anche generato una stirpe di amatori e sognatori;
uomini e donne che non sognano la distruzione del mondo,
ma la costruzione di un mondo pieno di farfalle e usignoli.
Li hanno chiamati illusi, romantici, pensatori di utopie,
hanno detto che le loro parole sono vecchie
e in effetti lo sono,
perché la memoria del paradiso è antica
nel cuore dell'uomo.
Sono pericolosi - stampavano le grandi rotative
Sono pericolosi - dicevano i presidenti nei loro discorsi
Sono pericolosi - mormoravano gli artefici di guerra
Bisogna distruggerli- stampavano le grandi rotative
Bisogna distruggerli - dicevano i presidenti nei loro discorsi
Bisogna distruggerli - mormoravano gli artefici di guerra
I portatori di sogni conoscevano il loro potere
e perciò non si sorprendevano.
E sapevano anche che la vita li aveva generati
per proteggersi dalla morte annunciata dalle profezie.
E perciò difendevano la loro vita anche con la morte.
E perciò coltivavano giardini pieni di sogni
che esportavano con grandi nastri colorati;
e i profeti dell'oscurità passavano notti e giorni interi
controllando tutti i passaggi ed i sentieri,
cercando quei carichi pericolosi
che non hanno mai potuto intercettare,
perché chi non ha occhi per sognare
non vede i sogni né di giorno né di notte.
E nel mondo si è scatenato un gran traffico di sogni
che i trafficanti della morte non riescono a bloccare;
e dappertutto ci sono quei pacchetti con grandi nastri colorati
che solo questa nuova stirpe di veri esseri umani può vedere
E i semi dei loro sogni non si possono scoprire
perché vanno avvolti in rossi cuori
o in larghi vestiti di maternità
dove i piedini sognatori caprioleggiano nei ventri che li vogliono portare.


Gioconda Belli



                


                          

29 gennaio 2013

Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera



                                                                         Frida Kahlo - Lettera a Diego Rivera
Città del Messico 12 settembre 1939.
Paintings of Frida Kahlo

Music
Seventh Son
(Dark Celtic Music)
by
Marc Jungermann
    




                                                                               


"La mia notte, che non vorrei più. 

La mia notte è come un grande cuore che pulsa.

Sono le tre e trenta del mattino.

La mia notte è senza luna.
La mia notte ha grandi occhi che guardano fissi una luce grigia che filtra dalle finestre. La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo.
La mia notte è lunga e sembra tesa verso una fine incerta.
La mia notte mi precipita nella tua assenza. Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore.
La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine. Cerco un punto di contatto: la tua pelle. Dove sei? Dove sei? Mi giro da tute le parti, il cuscino umido, la mia guancia vi si appiccica, i capelli bagnati contro le tempie. Non è possibile che tu non sia qui. La mie mente vaga, i miei pensieri vanno, vengono e si affollano, il mio corpo non può comprendere. Il mio corpo ti vorrebbe. Il mio corpo, quest’area mutilata, vorrebbe per un attimo dimenticarsi nel tuo calore, il mio corpo reclama qualche ora di serenità.
La mia notte è un cuore ridotto a uno straccio. La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo.
La mia notte mi soffoca per la tua mancanza.
La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra.
La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra. Il mio corpo non può comprendere. Ha bisogno di te quanto me, può darsi che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt’uno. Il mio corpo ha bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita.
La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, più acuto, privo della sostanza materiale.
La mia notte mi brucia d’amore.

Sono le quattro e trenta del mattino.

La mia notte mi strema. Sa bene che mi manchi e tutta la sua oscurità non basta a nascondere quest’evidenza che brilla come una lama nel buio, la mia notte vorrebbe avere ali per volare fino a te, avvolgerti nel sonno e ricondurti a me. Nel sonno mi sentiresti vicina e senza risvegliarti le tue braccia mi stringerebbero. La mia notte non porta consiglio.
La mia notte pensa a te, come un sogno a occhi aperti. La mia notte si intristisce e si perde. La mia notte accentua la mia solitudine, tutte le solitudini. Il suo silenzio ascolta solo le mie voci interiori. La mia notte è lunga, lunga, lunga.
La mia notte avrebbe paura che il giorno non appaia più ma allo stesso tempo la mia notte teme la sua apparizione, perché il giorno è un giorno artificiale in cui ogni ora vale il doppio e senza di te non è più veramente vissuta. La mia notte si chiede se il mio giorno somiglia alla mia notte. Cosa che spiegherebbe la mia notte, perché tempo anche il giorno. La mia notte ha voglia di vestirmi e di spingermi fuori per andare a cercare il mio uomo. Ma la mia notte sa che ciò che chiamano follia, da ogni ordine, semina-disordine, è proibito.
La mia notte si chiede cosa non sia proibito. Non è proibito fare corpo con lei, questo, lo sa, ma si irrita nel vedere una carne fare corpo con lei sul filo della disperazione. Una carne non è fatta per sposare il nulla.
La mia notte ti ama fin nel suo intimo, e risuona anche del mio.
La mia notte si nutre di echi immaginari. Essa, può farlo. Io, fallisco.
La mia notte mi osserva. Il suo sguardo è liscio e si insinua in ogni cosa.
La mia notte vorrebbe che tu fossi qui per insinuarsi anche dentro di te con tenerezza.
La mia notte ti aspetta. Il mio corpo ti attende.
La mia notte vorrebbe che tu riposassi nell’incavo della mia spalla e che io riposassi nell’incavo della tua.
La mia notte vorrebbe essere spettatrice del mio e del tuo godimento, vederti e vedermi fremere di piacere.
La mia notte vorrebbe vedere i nostri sguardi e avere i nostri sguardi pieni di desiderio.
La mia notte vorrebbe tenere fra le mani ogni spasmo.
La mia notte diventerebbe dolce.
La mia notte si lamenta in silenzio della sua solitudine al ricordo di te.
La mia notte è lunga, lunga, lunga. Perde la testa ma non può allontanare la tua immagine da me, non può dissipare il mio desiderio. Sta morendo perché non sei qui e mi uccide.
La mia notte ti cerca continuamente. Il mio corpo non riesce a concepire che qualche strada o una qualsiasi geografia ci separi. Il mio corpo diventa pazzo di dolore di non poter riconoscere nel cuore della notte la tua figura o la tua ombra. Il mio corpo vorrebbe abbracciarti nel sonno. Il mio corpo vorrebbe dormire in piena notte e in quelle tenebre essere risvegliato al tuo abbraccio.
La mia notte urla e si strappa i veli, la mia notte si scontra con il proprio silenzio, ma il tuo corpo resta introvabile.
Mi manchi tanto, tanto. Le tue parole. Il tuo colore.                          

Fra poco si leverà il sole."


Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera, Città del Messico, 12 settembre 1939.

Mai spedita.

                                                          


                                                                



La mia notte non porta consiglio.
La mia notte pensa a te, come un sogno a occhi aperti.

Frida Kahlo


26 gennaio 2013

Non ho bisogno di te




 

                                                        
Non ho bisogno di te

vado scrivendo
e pregando sia vero.
Lo recito più e più volte,
uccidendo sul nascere
ogni altra parola
per ripeterlo, poi con voce
altera e bugiarda,
fino all’orlo delle tue labbra,
fuggendo
uno sguardo incalzante,
ultimo baluardo
dietro a cui ripararmi.
Ma sarà un respiro
corto
e affannato
a tradire
questo mio

Non ho bisogno di te
 
 Fernando Pessoa


 


Anche la sua assenza è una cosa che sta con me.

E l’amo tanto che non so come desiderarla.

 Fernando Pessoa
                                                                                                                                                                                                       



Silenzio. Lasciami pensare.
Non ho amore da darti.
La mia giovane anima è vecchia.

 Fernando Pessoa 


23 gennaio 2013

Pensa. Ne sei capace.



  
                                                                             

Pensa. Ne sei capace. 
Soprattutto non devi fuggire nel sonno, dimenticare i dettagli,
ignorare i problemi, costruire barriere fra te e il mondo e le allegre ragazze brillanti.
Ti prego pensa, svegliati. 
Credi in qualche forza benefica al di fuori del tuo io limitato.


Sylvia Plath    
                                  


                                                                               


Non potrò mai leggere tutti i libri che vorrei.
Non potrò mai essere tutte le persone che vorrei nè vivere tutte le vite che vorrei.
Non potrò mai esercitarmi in tutti gli ambiti che vorrei
e perchè dovrei volere?
Voglio vivere e sentire tutte le forme, i toni e le variazioni delle esperienze mentali e fisiche possibili in vita.
E sono così orribilmente limitata.

 Sylvia Plath   


 

17 gennaio 2013

Amore a prima vista










Sono entrambi convinti
Che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza,
Ma l’incertezza e’ più bella.

Non conoscendosi prima, credono
Che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
Dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
Se non ricordano -
Una volta un faccia a faccia
Forse in una porta girevole?
Uno “scusi” nella ressa?
Un “ha sbagliato numero” nella cornetta?-
ma conosco la risposta.No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
Che già da parecchio
Il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
A mutarsi per loro in destino,
Li avvicinava, li allontanava,
Gli tagliava la strada,
E soffocando una risata,
Si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
Che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
O martedì scorso
Una fogliolina volo’ via
Da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
Tra i cespugli dell’infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
Su cui anzitempo
Un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno
Subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
E’ solo un seguito
E il libro degli eventi
E’ sempre aperto a meta’.


Amore a prima vista



Wislawa Szymborska
                                 


                                                                                                                         

14 gennaio 2013

Vivo tra gradazioni sfumate, velati misteri, incertezze

 




 Vivo tra gradazioni sfumate, velati misteri, incertezze

Ognuno sceglie la tonalità con cui raccontare la propria storia;
a me piacerebbe la chiarezza durevole di una stampa su platino,
ma niente nel mio destino possiede tale luminoso requisito. 
Vivo tra gradazioni sfumate, velati misteri, incertezze; 
la tonalità con cui raccontare la mia vita si accorda meglio a quella
di un ritratto in seppia…






Isabel Allende                                      

9 gennaio 2013

Ora sono costretta a rimanere ferma e silenziosa

  

Ora sono costretta a rimanere ferma e silenziosa
per quanto corra non arrivo da nessuna parte, se grido nessuno mi sente. 
Ho passato tutta la vita a remare contro corrente; sono stanca, voglio girarmi, 
abbandonare i remi e lasciare che la corrente mi trasporti dolcemente fino al mare.


Isabel Allende




 
                                                  
                                  


 

8 gennaio 2013

E così spengono la luce delle stelle col sospiro del loro volto pallido


  
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  E così spengono la luce delle stelle col sospiro del loro volto pallido 


Valli di nebbia, fiumi tenebrosi
e boschi che somigliano alle nuvole:
poi che tutto è coperto dalle lacrime
nessuno può distinguerne le forme.
Enormi lune sorgono e tramontano
ancora, ancora, ancora ...
in ogni istante
della notte inquiete, in un mutare
incessante di luogo.
E così
spengono la luce delle stelle
col sospiro del loro volto pallido.
Poi viene mezzanotte sul quadrante lunare
ed una più sottile delle altre
(di una specie che dopo lunghe prove
fu giudicata la migliore)
scende giù,
sempre giù, ancora giù,
fin quando
il suo centro si posa sulla cima
di una montagna, come una corona,
mentre l'immensa superficie,
simile a un arazzo,
s'adagia sui castelli
e sui borghi (dovunque essi si trovino)
e si distende su strane foreste,
sulle ali dei fantasmi, sopra il mare,
sulle cose che dormono e un immenso
labirinto di luce le ricopre.
Allora si fa profonda - profonda! -
la passione del sonno in ogni cosa.
Al mattino, nell'ora del risveglio,
il velo della luna si distende
lungo i cieli in tempesta e,
come tutte le cose,
rassomiglia ad un giallo albatro.
Ma quella luna non è più la stessa:
più non sembra una tenda stravagante.
A poco a poco i suoi esili atomi
si disciolgono in pioggia: le farfalle
che dalla terra salgono a cercare
ansiose il cielo e subito discendono
(creature insoddisfatte!) ce ne portano
solo una goccia sulle ali tremanti.

Edgar Allan Poe                          
 
                                          

7 gennaio 2013

Ma le cicatrici che mi segnano e mi distinguono






Ma le cicatrici che mi segnano e mi distinguono 


Così è la mia vita, un affresco molteplice
e variabile che solo io posso decifrare
e che mi appartiene come un segreto.

La mente seleziona, esagera, tradisce,
gli avvenimenti si sfumano,
le persone si dimenticano e alla fine rimane
solo il percorso dell’anima, quei rari momenti
di rivelazione dello spirito.

Non interessa ciò che mi è accaduto,
ma le cicatrici che mi segnano e mi distinguono.




Isabel Allende Paula


Al tuo fianco, io aspetto che tu abbia completato il viaggio dentro te stesso e guarito le vecchie ferite. 
So che quando tornerai dai tuoi incubi cammineremo ancora mano nella mano, come prima.

 Isabel Allende
                                                     
 

2 gennaio 2013

Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo


 

 

Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo 

ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si

sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.

Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me.

Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.

 

Frida Kahlo

 

                                                             Spesso ho detto e anche scritto: 


"Perchè mai vorrei piedi per camminare se ho ali per volare!" 
Ironia assoluta, sorella della disperazione. 
Non ho né ali né piedi...    

 

          Devo lottare con tutte le mie energie affinché quel poco di positivo che la salute mi consente di fare sia nella direzione di contribuire alla rivoluzione. 


La sola vera ragione per vivere. 
 
Non sono malata. Sono rotta. Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere. 
 
Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro.

Frida Kahlo  
     



 Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. 
 Ho sempre dipinto la mia realtà,non i miei sogni. 



Frida Kahlo  

  
 L’amore? Non so. 
Se include tutto, anche le contraddizioni e i superamenti di sé stessi, le aberrazioni e 
l’indicibile, allora sì, vada per l’amore. 
Altrimenti, no.
 Frida Kahlo 
  
   
E’ lecito inventare dei verbi nuovi? Voglio regalartene uno: io ti cielo, così che le mie ali possano distendersi smisuratamente, per amarti senza confini.

Frida Kahlo

 

 Ho provato ad affogare i miei dolori, ma hanno imparato a nuotare.





 

E’ necessario che le nuvole fuoriescano anche dalla cornice. 
Tutto esce sempre da se stessi:
il sangue, le lacrime, le nuvole, la vita stessa.

Frida Kahlo