Powered By Blogger

16 febbraio 2014

E se torniamo a parlare della solitudine

Foto: ..."E se torniamo a parlare della solitudine si chiarisce sempre più che non è cosa che sia dato 
di scegliere o lasciare. 
Noi siamo soli. 
Ci si può ingannare su questo e fare come se non fosse così. 
Ma quanto meglio invece sarebbe comprendere che noi lo siamo, soli, e anzi partire da lì. 
E allora accadrà che saremo presi dalle vertigini; perché tutti i punti su cui il nostro occhio 
usava riposare ci vengono tolti, non v’è più nulla di vicino, e ogni cosa lontana è infinitamente 
lontana. 
Chi dalla sua stanza, quasi senza preparazione e trapasso, venisse posto sulla cima di una 
grande montagna, dovrebbe provare un senso simile: una incertezza senza uguali, un 
abbandono all’ignoto quasi l’annienterebbe. 
Egli vaneggerebbe di cadere o si crederebbe scagliato nello spazio o schiantato in mille 
frantumi. Quale enorme menzogna dovrebbe inventare il suo cervello per recuperare e chiarire 
lo stato dei suoi sensi. 
Così si mutano per colui che diviene solitario tutte le distanze, tutte le misure; di queste 
mutazioni molte sorgono d’improvviso e, come in quell’uomo sulla cima della montagna, 
nascono allora straordinarie immaginazioni e strani sensi, che sembrano crescere sopra ogni 
capacità di sopportazione"... 

RAINER MARIA RILKE 

..."E se torniamo a parlare della solitudine si chiarisce sempre più che non è cosa che sia dato
di scegliere o lasciare.
Noi siamo soli.
Ci si può ingannare su questo e fare come se non fosse così.
Ma quanto meglio invece sarebbe comprendere che noi lo siamo, soli, e anzi partire da lì.
E allora accadrà che saremo presi dalle vertigini; perché tutti i punti su cui il nostro occhio
usava riposare ci vengono tolti, non v’è più nulla di vicino, e ogni cosa lontana è infinitamente
lontana.
Chi dalla sua stanza, quasi senza preparazione e trapasso, venisse posto sulla cima di una
grande montagna, dovrebbe provare un senso simile: una incertezza senza uguali, un
abbandono all’ignoto quasi l’annienterebbe.
Egli vaneggerebbe di cadere o si crederebbe scagliato nello spazio o schiantato in mille
frantumi. Quale enorme menzogna dovrebbe inventare il suo cervello per recuperare e chiarire
lo stato dei suoi sensi.
Così si mutano per colui che diviene solitario tutte le distanze, tutte le misure; di queste
mutazioni molte sorgono d’improvviso e, come in quell’uomo sulla cima della montagna,
nascono allora straordinarie immaginazioni e strani sensi, che sembrano crescere sopra ogni
capacità di sopportazione"...



 Rainer Maria Rilke


 

Nessun commento:

Posta un commento