Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro. ... La gioia di non essere io il lupo dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro e in libertà con loro, e questo l’amore non può darlo, né riesce a toglierlo.
Non li aspetto dalla porta alla finestra. Paziente quasi come un orologio solare, capisco ciò che l’amore non capisce, perdono ciò che l’amore non perdonerebbe mai.
Da un incontro a una lettera passa non un’eternità, ma solo qualche giorno o settimana.
I viaggi con loro vanno sempre bene, i concerti sono ascoltati fino in fondo, le cattedrali visitate, i paesaggi nitidi.
E quando ci separano sette monti e fiumi, sono monti e fiumi che si trovano in ogni atlante.
E’ merito loro se vivo in tre dimensioni, in uno spazio non lirico e non retorico, con un orizzonte vero, perchè mobile.
Loro stessi non sanno quanto portano nelle mani vuote.
“Non devo loro nulla” - direbbe l’amore su questa questione aperta.
Un’apertura e nulla più,... ma spalancata. Non devo attendere una notte serena, né alzare la testa, per osservare il cielo L’ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
A volte non hai il tempo di accorgertene, le cose capitano in pochi secondi.
Tutto cambia.
Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti.
Siamo sottili come carta.
Viviamo sul filo delle percentuali, temporaneamente. ... E questo è il bello e il brutto, il fattore tempo. E non ci si può fare niente. Puoi startene in cima a una montagna a meditare per decenni e non cambierà una virgola. Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione, ma forse anche questo è sbagliato. Magari pensiamo troppo. Sentire di più, pensare di meno.
“A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”.
Ma uno come me dove potrà ficcarsi?...
Dove mi si è apprestata una tana?
S’io fossi piccolo come il grande oceano, mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l’alta marea, accarezzando la luna.
Dove trovare un’amata uguale a me? Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
O s’io fossi povero come un miliardario.. Che cos’è il denaro per l’anima? Un ladro insaziabile s’annida in essa: all’orda sfrenata di tutti i miei desideri non basta l’oro di tutte le Californie!
S’io fossi balbuziente come Dante o Petrarca… Accendere l’anima per una sola, ordinarle coi versi… Struggersi in cenere. E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo: pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto le amanti di tutti i secoli.
O s’io fossi silenzioso, umil tuono… Gemerei stringendo con un brivido l’intrepido eremo della terra… Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.
Le comete torceranno le braccia fiammeggianti, gettandosi a capofitto dalla malinconia.
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti s’io fossi appannato come il sole…
Che bisogno ho io d’abbeverare col mio splendore il grembo dimagrato della terra?
Passerò trascinando il mio enorme amore in quale notte delirante e malaticcia?
Da quali Golia fui concepito così grande, e così inutile?
"Nessuno sarà padrone di questo corpo di laghi e vulcani
di questa mescolanza di razze,
di questa storia di lance;
di questo popolo amante del mais,
delle feste al chiaro di luna;
del popolo dei canti e dei tessuti di tutti i colori.
Nè lei nè io siamo morte senza un progetto, senza lasciare un'eredità.
Siamo tornate alla terra da dove ancora torneremo a vivere.
Popoleremo di frutti carnosi l'aria dei tempi nuovi.
Colibrì Yarince
Colibrì Felipe
danzeranno sulle nostre corolle
ci feconderanno eternamente.
Vivremo nel crepuscolo della gioia
nell'alba di tutti i giardini.
Presto vedremo il giorno colmo di felicità
le imbarcazioni dei conquistatori allontanarsi per sempre.
Saranno nostri l'oro e le piume il cacao e il mango
l'essenza dei sacuanjoches.
Chi ama non muore mai."
Gioconda Belli "La donna abitata" ("La mujer habitada")
Itzà, anima di una guerriera uccisa dai Conquistatori spagnoli, riemerge dal passato per "abitare" la giovane Lavinia e spingersi a ribellarsi alla dittatura che opprime il suo Paese.
In uno spazio astratto dove si intrecciano immaginazione e realtà, la rivolta che fu di Itzà diviene la ribellione di Lavinia.
È la rivoluzione!
Un incontro di anime che rivendicano la responsabilità dell’essere umani.
"La Donna Abitata è un'appassionata storia d'amore, di solidarietà e di morte, in cui la leggenda e la realtà si mescolano armonicamente. C'è tanta verità in questo libro che è impossibile per il lettore rimanere indifferente.
Questa è una storia che doveva essere raccontata e Gioconda Belli lo fa con talento."
Desde la mujer que soy,
a veces me da por contemplar
aquellas que pude haber sido;
las mujeres primorosas,
hacendosas, buenas esposas,
dechado de virtudes,
que deseara mi madre.
No sé por qué
la vida entera he pasado
revelándome contra ellas.
Odio sus amenazas en mi cuerpo.
La culpa que sus vidas impecables,
por extraño maleficio,
me inspiran.
Reniego de sus buenos oficios;
de los llantos a escondidas del esposo,
del pudor de su desnudez
bajo la planchada y almidonada ropa interior.
Estas mujeres, sin embargo,
me miran desde el interior de los espejos,
levantan su dedo acusador
y, a veces, cedo a sus miradas de reproche
y quiero ganarme la aceptación universal,
ser la "niña buena", la "mujer decente"
la Gioconda irreprochable.
Sacarme diez en conducta
con el partido, el estado, las amistades,
mi familia, mis hijos y todos los demás seres
que abundantes pueblan este mundo nuestro.
En esta contradicción inevitable
entre lo que debió haber sido y lo que es,
he librado numerosas batallas mortales,
batallas a mordiscos de ellas contra mí
-ellas habitando en mí queriendo ser yo misma-
transgrediendo maternos mandamientos,
desgarro adolorida y a trompicones
a las mujeres internas
que, desde la infancia,me retuercen los Ojos
porque no quepo
en el molde perfecto de sus sueños,
porque me atrevo a ser esta loca, falible,
tierna y vulnerable,
que se enamora como alma en pena
de causas justas, hombres hermosos,
y palabras juguetonas
Porque, de adulta, me atreví a vivir la niñez vedada
.
e hice el amor sobre escritorios
-en horas de oficina-
y rompí lazos inviolables
y me atreví a gozar
el cuerpo sano y sinuoso
con que los genes de todos mis ancestros
me dotaron.
No culpo a nadie. Más bien les agradezco los dones.
No me arrepiento de nada, como dijo la Edith Piaf.
Pero en los pozos oscuros en que me hundo,
cuando, en las mañanas, no más abrir los ojos,
siento las lágrimas pujando;
Impertérritas niñas buenas me circundan
y danzan sus canciones infantiles contra mí
contra esta mujer
hecha y derecha,
plena.
Esta mujer de pechos en pecho
y caderas anchas
que, por mi madre y contra ella,
me gusta ser.
Se le parole sapessero di neve stasera, che canti - e le stelle che non potrò mai dire...
Volti immoti s'intrecciano fra i rami nel mio turchino nero: osano ancora, morti ai lumi di case lontane, l'indistrutto sorriso dei miei anni.
Antonia Pozzi
Ho paura, e non so di che...
Ho paura, e non so di che: non di quello che mi viene incontro, no, perché in quello spero e confido. Del tempo ho paura, del tempo che fugge così in fretta. Fugge? No, non fugge, e nemmeno vola: scivola, dilegua, scompare, come la rena che dal pugno chiuso filtra giù attraverso le dita, e non lascia sul palmo che un senso spiacevole di vuoto. Ma, come della rena restano, nelle rughe della pelle, dei granellini sparsi, così anche del tempo che passa resta a noi la traccia. Forse è perché quella rimasta in me è particolarmente lieta, forse perché, se pure alcunché di doloroso o di violento è passato nella mia vita tranquilla, io ho vissuto questa vita intensamente, godendo quasi della mia stessa sofferenza, esultante per la gioia di poter vivere dentro di me, di sentirmi dentro, chiusa come in uno scrigno, un’anima, un’anima palpitante, ridente, nostalgica, appassionata; è forse per questa piena di sentimenti, per cui in una giornata soffro e godo ciò che apparentemente si può soffrire in tutta un’esistenza che rimpiango il passato; perché sono contenta di essere io, con i miei difetti e con le mie poche virtù, perché non so se in avvenire potrò essere ancora così.
Antonia Pozzi
da i Diari
Io penso che il tuo modo di sorridere...
Anja Buhrer
Io penso che il tuo modo di sorridere è più dolce del sole su questo vaso di fiori già un poco appassiti - penso che forse è buono che cadano da me tutti gli alberi - ch’io sia un piazzale bianco deserto alla tua voce - che forse disegna viali per il nuovo giardino.
Antonia Pozzi
Perché è così: prima si sbaglia, ci si perde, ci si arrampica per astratte impalcature intellettuali, finché la vita un bel giorno comincia, coi suoi gesti leggeri e sapienti, a richiamarci a lei: è come aprire gli occhi ad un tratto e ritrovarsi su una striscia di prato al sole, vicino alle pietre e alle piante. Il senso della vita non è più sparso, nel cervello, nelle mani, negli occhi, ma è tutto raccolto nel centro del petto, come un enorme fiore o come una corazza: e il domani non è più che portare sempre più in avanti quel fiore, sereni, eretti, per una grande strada bianca.
Antonia Pozzi 15 settembre 1937, pochi mesi prima del suicidio, scrive all'amica ElviraGandini
Io sono un amante della civiltà, del progresso, delle lettere ....
la guerra è il contrario del pensiero, della parola, del dialogo.
Nessuno parla durante la guerra, tutti sparano.
Non gli interessa conoscersi.
Si evitano, si nascondono.
Dietro i loro fucili rifiutano le parole, il dialogo....
se riuscissero a parlare non ci sarebbero guerre"
Gioconda Belli
da il romanzo "Waslala"
Si può trasformare l’utopia in realtà? Esiste un mondo migliore?
Waslala non risponde a queste domande ma ti fornisce la possibilità di immaginarle.
Una storia d'amore e di ricerca spirituale, un lungo viaggio verso l'utopica Waslala, ma anche un libro di avventura, radicato nei grandi temi che contrappongono Nord e Sud del mondo. Melisandra, una giovane donna che vive insieme con il nonno in riva a un grande fiume, parte alla ricerca della mitica Waslala, un luogo nascosto nella foresta dove, secondo le leggende degli indios del centroamerica, si troverebbe una società nella quale uomini e donne vivono in pace e in sintonia con la natura e dove le arti hanno un ruolo preminente.
Insieme alla protagonista viaggiano personaggi assai diversi tra loro: contrabbandieri, trafficanti d'armi, due donne olandesi intenzionate ad adottare un bambino, un giornalista nordamericano di cui Melisandra si innamorerà ben presto.
Ognuno di loro insegue un sogno, quello di Melisandra è ritrovare i genitori, scomparsi dopo la sua nascita proprio durante la ricerca di Waslala.
Il viaggio sarà lungo e pieno di insidie: dai pericoli della foresta vergine, alle bande di narcotrafficanti, fino alle scorie radioattive scaricate dai paesi occidentali nei poveri villaggi dell'interno. Per la ragazza si risolverà soprattutto in un viaggio iniziatico, alla scoperta dell'amore e delle proprie origini. (fonte WEB)
Il mondo era crudele.
Davanti a me si aprivano soltanto due alternative:
o diventavo un assassino di sogni come gli altri,
oppure mi rinchiudevo nella mia mente trasformandola in una fortezza.
Optai per la seconda.