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8 febbraio 2013

"Il Dono" The Gift






                                                 https://www.youtube.com/user/asorbi1


" Il Dono - The Gift "    
Short Tale by Mary Grace Ovedi

Music
"The Land of Merlin"
-Birth Of Arthur - Birth Of Arthur-
by
 Jon Mark
                                                                              


D'essere una donna: questo desiderava, questo sospirava chiudendo gli occhi e offrendo alla luna il suo musetto nero, come in adempimento ad un richiamo, ad un istinto che la legava in modo inspiegabile ed inscindibile al potere, al flusso ed al bagliore di quella che unica riconosceva sua padrona e signora. Ed il suo manto e le sue forme vivevano d'una luce nera eppure fluorescente nel chiarore della notte.
E lei  immobile, protesa, sinuosa e irresistibile nella sua eleganza, nella sua superiorità, nella sua felinità, godendo di quei raggi, captandoli, catalizzandoli, fin quasi diventando una dea immortale della notte, solo questo voleva: essere donna.
Immota, aspettava. Notte dopo notte, insensibile al freddo ed alla paura.
Come poteva la luna ignorare tale abnegazione, tale desiderio?
Ma come spiegarle, come farle capire della differenza enorme, abissale, tra lei, una gatta, ed una donna? 
 Ma una notte le parlò.
Era una notte di luna piena ed il chiarore inondava tutto, come un manto di neve.
Lei, Mumys (questo era il nome datole ufficialmente da una famiglia che la teneva presso di sé) immancabile ed instancabile si protendeva slanciata e bellissima, quasi a voler sfiorare la luna per farsi vedere ed aiutare da lei.

Ed i suoi occhi si aprirono dolcissimi ed imploranti quando la luna la chiamò. Due bellissimi occhi verdi, incastonati come smeraldi in un musetto nero, ben modellato, ricoperto d'un pelo morbido nero, lucentissimo, tendente al violaceo quando i raggi della luna vi si posavano sopra.

Per essere donna" la voce della luna sebbene sussurrante era piena, rotonda, invadente "dovrai rinunciare a sei delle tue vite perchè agli uomini non è concesso di vivere sette vite. E tu sei solo alla tua prima vita. Rifletti a quante cose non accederai mai, a quante esperienze, a quante sensazioni, a quante emozioni. A quanti ricordi non avrai mai, a quanta saggezza non arriverai mai, a quanta perfezione.


 Essere donna significa essere un fiore coloratissimo, profumatissimo e rarissimo, su un lunghissimo stelo di cristallo, dove coloratissimo e rarissimo rappresentano l'eccesso che ogni donna raggiunge in ogni emozione, sensazione ed esperienza.
Significa essere senza limiti. Libera come il falco che vola alto, sovrano nel cielo, al di sopra della retorica rete del bene e del male, e nello stesso tempo prigioniera, come l'edera intricata del sottobosco, contorta e radicata alla terra più ancestrale.
Significa saper amare con il cuore, con la mente e con il piacere. Con il dolore anche, perchè l'amore, l'eletta tra tutte le emozioni, tutto abbraccia ciò che è compreso tra gli estremi poli, e va anche oltre.
Essere donna significa essere disponibile ed accessibile, come un cielo sereno e contemporaneamente inespugnabile, senza bisogno né di graffiare né di aggredire.
Misteriosa, dolcissima, sensuale, magica fino a creare l'illusione dell'incantesimo e dominarlo.
Essere bella, di quella bellezza che non passa ma che anzi si accentua, s'accumula ed irradia dalla sua persona.
Ma basta poco a recidere il suo lungo stelo di cristallo ed il suo colore, il suo profumo, la sua rarità svaniranno.
Soltanto l'equilibrio e la saggezza la salveranno dai venti e dalle razzie della vita.
Rifletti."   
       
"Delle mie altre sei vite non so che farmene se saranno come questa che sto vivendo. Desidererò ancora d'essere donna, e poi ancora ed ancora fino alla fine dei giorni. E le mie sette vite saranno meno di niente.
Lo so che è difficile essere donna. L'ho potuto capire, carpire, afferrare, osservando in silenzio e come non vista, molte e molte donne.
Ho captato nell'aria le onde più forti delle loro emozioni, come maree. A volte altissime che coprono tutto, che superano tutto nascondendolo dentro di sé, e poi bassissime, strazianti, che scavano e si trascinano via anche l'anima. Sì, ho percepito tanti di questi eccessi ma so che sono veri, sentiti, sofferti ed anche io vorrei viverli fino in fondo per liberarmi un po' dalla mia maschera di sfinge enigmatica, inafferrabile, indecifrabile.
Forse io potrò insegnarle ad essere più libera. A staccare un po' di quelle radici ancestrali, di quelle paure ataviche ed a godere di più della libertà.
Ed essere più sensuale, più calda, più tenera. Un po' più misteriosa, enigmatica, più vogliosa e intraprendente.
E potrei anche insegnarle ad essere riconoscente ed apprezzare di più l'amore che le viene dall'esterno.
Amare con il cuore, con la mente e con il piacere. Questo sì dovrò imparare perchè l'amore non è solo piacere, ma anche il desiderio di piacere, la voglia di piacere. Non è solo istinto, ma anche sentimento, ragionamento.
Ma ci riuscirò se avrò un cuore, se avrò una mente, se avrò un corpo di donna perchè io so capire, so sognare, so gioire, so desiderare. So anche aspettare."

Gli occhi verdissimi, languidissimi.  Il corpo slanciato, proteso, sottile, elegante. La voce velata, sognante. Più dea di una dea. Più magica di un incantesimo.

"Saggezza ed equilibrio" l'interruppe sussurrando la luna "rendono donna una donna, e se tu lo desideri lo sarai. Ma non per mio dono: per me già lo sei."


Nell'aria solo la gatta, la notte, la donna e le ultime fievolissime note della luna che svaniscono nel suo bagliore, nella sua luminosità.  
 



Recensione short story 
"IL DONO -- THE GI










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